La Fondazione Padula aveva festeggiato il suo novantesimo compleanno e lui, nel suo breve e commosso intervento, aveva ricordato all'amico Giulio che c'era ancora un suo lavoro da pubblicare. Era il suo modo di fare, il suo stile di vita, sempre attento e proteso a ricercare, scrivere, consegnare alla città un suo lavoro, uno scritto da pubblicare.
Il professore Fiamma ho avuto la fortuna di frequentarlo, stimarlo, apprezzarlo, volergli bene in momenti diversi della mia vita.
Lo ricordo cattolico impegnato nella vita ecclesiale , nella società e nella politica acrese.
Tollerante e severo, discreto e socievole, attivo e umile. Era per me il modello del cristiano immerso dentro la realtà quotidiana; mai bigotto, il suo cattolicesimo democratico e maritainiano era intriso di convinta laicità. Severo e intransigente nei principi era un fustigatore dei vizi e delle degenerazioni della politica, anche del suo partito; era la coscienza morale del cattolicesimo democratico.
Il suo rigore etico nulla toglieva alla tolleranza, al rispetto delle idee; era capace di tessere sempre rapporti di stima e rispetto verso tutti, anche verso gli avversari politici. Io sono convinto che non condividesse alcune mie scelte politiche, purtuttavia le ha rispettate con lo stile è la discrezione che lo contraddistinguevano!
Ma il professore Fiamma che ho potuto condividere e con cui ho lavorato è l'intellettuale, il ricercatore, lo studioso della storia di Acri, di Padula, del Beato Angelo.
Accanto a Giuseppe Abbruzzo ha costituito un prezioso tandem di studiosi che ha sostenuto per decenni quel formidabile mensile che è stato Confronto, ricco di notizie, informazioni, ricerche, inediti e studi preziosi per studiosi e studenti.
Assieme ad Abbruzzo e al compianto Renato Catalano ci ha regalati i Quaderni dell’Archeoclub, studi e ricerche sui luoghi più emblematici di Acri, che ancora oggi costituiscono materiale prezioso per tanti studiosi.
Ha voluto, cofondatore assieme ad altri, la Fondazione Padula, nella quale ha lavorato fino a poco tempo fa. Ha pubblicato tanto! Io voglio ricordare "Vincenzo Padula ‐ A cent'anni dalla morte", edito dalla Fondazione e di cui abbiamo prodotto una ristampa per le tante richieste da ogni parte del mondo. Uno studio rigoroso, ricco di una esauriente bibliografia, oggetto di consultazione da parte di tanti studiosi importanti.
Così Antonio Piromalli scriveva del suo volume: "...sono rimasto colpito dall'organicità della trattazione, dalla storicizzazione dell'opera, nella quale Giuseppe Fiamma dimostra competenza e acutezza critica".
Il ricercatore, lo studioso scrupoloso ed equilibrato, il poeta, l'intellettuale impegnato e generoso, l'uomo tollerante e rigoroso, il cofondatore della Fondazione Padula, che ha voluto, amato e servito per anni: è il Giuseppe Fiamma che ricordo con amore e riconoscenza.
È stato detto da tanti che " con lui se ne va un pezzo della storia di Acri". A me piace riconoscergli che " con Fiamma è stata scritta una pagina importante della storia di Acri". Ai giovani il compito e il dovere di continuare a scrivere la bella storia della nostra città . A nome della Fondazione Padula, grazie professore Fiamma.
Il nostro Redattore Capo (di “Confronto”), Giuseppe Fiamma, ci ha lasciato.
Se il periodico ‐ che ad alcuni suona bestemmia ‐ fosse stato in vita avremmo dovuto dedicargli l’intero numero, per tracciarne la personalità e scrivere della sua vasta cultura; del suo modo di essere Uomo; del suo modo di vivere, osservare, rilevare, suggerire, indicare, ecc.
Abbiamo trascorso insieme un sessantennio, per motivi diversi, e, perciò, il vuoto che mi lascia è immaginabile.
Quando lui capogruppo della DC e io consigliere del PCI eravamo nel Consiglio comunale e, in quegli anni, militare in partiti diversi signi icava guardarsi in cagnesco, noi che, a volte, confutavamo posizioni e idee eravamo gli Amici, che si rispettavano, anche in questo.
Quando proposi la costituzione del Centro Padula ‐ proposta che fu avversata, inizialmente, anche da quelli del mio gruppo ‐ dai banchi dell’opposizione si levò la sua voce di sostegno. Con lui fummo alla Regione a sollecitare l’assessore alla Cultura, per inanziare l’acquisto dei manoscritti del Padula. L’assessore comunale alla Cultura del tempo si era eclissato. Con lui fummo nel Centro Studi e Ricerche V. Padula, successivamente, nella Fondazione. Cercammo, non con le chiacchiere, di farli conoscere e apprezzare, mettendo a disposizione, senza nulla chiedere o pretendere, le nostre conoscenze, i nostri studi, i nostri saggi.
Peppino Fiamma seppe vedere, giudicare e operare rettamente, perché non cercava onori, ma riteneva sacro dovere mettersi a disposizione della comunità.
Sorto “Confronto” ritenni che dovesse essere non un periodico di parte, come qualcuno voleva, ma aperto a tutti. Chi vedeva corto lo etichettò come organo di partito, e a opera d’un’eminenza grigia del mio partito fui oggetto d’un “processo”, con l’intervento di funzionari federali. Motivo: Abbruzzo dirigeva il giornale in modo eccessivamente democratico.
Peppino, al di là di cosa ne pensassero gli altri, aveva capito questo mio modo di essere e di intendere e incominciò, a dispetto di tutti, la sua collaborazione, che durò circa un quarantennio. Lui, persona coltissima, ricercatore minuzioso, cultore di storia e letteratura locale scrisse pezzi memorabili. A lui af idai i rapporti epistolari con le varie irme “altolocate”. Ricordo, quando gli dissi d’aver invitato il prof. Antonio Piromalli a collaborare. Appena iniziò la collaborazione ‐ durò ino alla ine dei suoi giorni ‐ e lo comunicai a Peppino, disse: ‐ Questo è un autorevole apprezzamento del nostro lavoro ... Se lo avesse valutato negativamente sarebbe stato un giudizio stroncante... invece... ‐.
Era attento a tutto. Faceva, anzi pretendeva di fare la correzione delle bozze e, quando era impedito a recarsi in tipogra ia dovevamo inviargli il bozzone a casa. Eseguiva tutto con impegno, competenza meticolosità. In occasione del 1° centenario della morte di Padula gli af idai il compito di presentare il nostro autore e di fare i resoconti delle giornate paduliane. Quel lavoro, ammirato e studiato, fu poi pubblicato in volume nei Quaderni della Fondazione.
Ripeteva spesso: ‐ Se non vi fosse stato “Confronto” non avrei scritto e pubblicato tanto ‐. Questo valeva per tanti di noi che collaboravamo.
Il legame nostro col periodico ho potuto constatarlo in questi tristi giorni: tanti collaboratori che risiedono fuori Acri, hanno sentito il bisogno di telefonarmi e dolersi della scomparsa, come se un autorevole appartenente a quella “famiglia” appartenesse a tutti.
Dovrei scrivere chi sa quanto sull’Amico, sul giornalista, sul saggista scomparso, ma basti solo il dire che, per tanti di noi è scomparso un caro Amico, per tanti altri il cultore della storia e delle patrie glorie. Per me, e credo per tanti, Peppino Fiamma vive, perché in noi resta l’imperituro ricordo e per altri ancora il messaggio contenuto nelle sue opere, che lo farà apprezzare degnamente.
Giuseppe Abbruzzo
La scomparsa di Giuseppe Fiamma, per tutti il Professore Fiamma, mi ha suscitato un dolore profondo e, al tempo stesso, ha aperto in me una luce come quella lasciata da un scoppio scintillante.
Egregio segretario Le Pera,
la sua replica rientra mirabilmente nel cliché e nello stile del segretario “perfetto”. Tutto secondo copione, insomma. Il meccanismo è chiaro e ben lucide appaiono le dinamiche. Mi aspettavo a tal punto la sua risposta che, resti fra noi, avevo già pronta la replica, come seconda puntata del mio intervento.
Che cosa si sta tentando di fare?
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